L’influenza stagionale rappresenta una delle sfide più ricorrenti per la salute pubblica globale, colpendo milioni di individui ogni anno con un impatto significativo sia sul benessere individuale che sui sistemi sanitari. Comprendere la natura mutevole dei virus responsabili e le corrette modalità di gestione clinica è indispensabile per arginarne la diffusione e mitigarne le complicanze.
Ogni inverno, l’arrivo dell’influenza segna un momento critico per la medicina generale e ospedaliera. Non si tratta di un semplice malanno passeggero, bensì di una patologia respiratoria acuta causata da virus a RNA appartenenti alla famiglia degli Orthomyxoviridae. La caratteristica distintiva di questi patogeni risiede nella loro straordinaria capacità di mutare, modificando le proteine di superficie emoagglutinina e neuraminidasi. Questo fenomeno, noto come deriva antigenica, spiega perché l’immunità acquisita negli anni precedenti non sia mai completa e perché sia necessario riformulare il vaccino annualmente. La storia medica è costellata di eventi pandemici legati a questi virus, ma anche nella sua forma endemica stagionale l’influenza richiede un approccio rigoroso, basato sulla prevenzione, sull’igiene e su un uso consapevole dei farmaci sintomatici.
Eziologia e trasmissione del virus
I virus influenzali di interesse umano sono classificati principalmente nei tipi A e B. Il tipo A è quello maggiormente responsabile delle epidemie più severe e delle pandemie, in quanto possiede un serbatoio animale che ne facilita le ricombinazioni genetiche radicali. La trasmissione avviene prevalentemente per via aerea. Quando un soggetto infetto tossisce, starnutisce o semplicemente parla, rilascia micro-goccioline contenenti carica virale che possono essere inalate da soggetti suscettibili nelle vicinanze. Una via secondaria, ma non trascurabile, è il contatto diretto con superfici contaminate, seguito dal tocco delle mucose di occhi, naso o bocca.
Il periodo di incubazione è breve, solitamente tra uno e quattro giorni, il che favorisce una rapida diffusione all’interno di comunità, scuole e luoghi di lavoro. La contagiosità inizia già un giorno prima della comparsa dei sintomi e può perdurare per cinque o sette giorni successivi, rendendo il contenimento particolarmente arduo senza adeguate misure di isolamento.
Il quadro clinico e la sintomatologia
L’esordio dell’influenza è tipicamente brusco. A differenza del raffreddore comune, che si manifesta gradualmente, l’infezione influenzale colpisce l’organismo con febbre elevata, brividi, cefalea intensa, dolori muscolari e articolari diffusi, e una profonda sensazione di astenia che può protrarsi per settimane anche dopo la risoluzione della fase acuta. A questi sintomi sistemici si associano manifestazioni respiratorie come tosse secca, mal di gola e congestione nasale.
Nei soggetti fragili, come anziani, bambini molto piccoli o persone con patologie croniche cardiorespiratorie, il quadro può complicarsi evolvendo in polmoniti virali primarie o, più frequentemente, in sovrainfezioni batteriche secondarie che richiedono ospedalizzazione e terapie antibiotiche mirate.
Gestione farmacologica e il ruolo dell'acido acetilsalicilico
La terapia dell’influenza non complicata è essenzialmente sintomatica e di supporto. Il riposo a letto e una corretta idratazione sono i pilastri del trattamento. Per il controllo della febbre e dei dolori osteoarticolari, la farmacopea offre diverse opzioni. Tra i farmaci antinfiammatori non steroidei storicamente più utilizzati nella popolazione adulta figura l’acido acetilsalicilico, noto al grande pubblico con il nome commerciale di Aspirina.
L’efficacia dell’Aspirina nel ridurre l’infiammazione e abbassare la temperatura corporea è ben documentata ed è dovuta alla sua capacità di inibire la sintesi delle prostaglandine. È doveroso sottolineare che l’utilizzo di questo farmaco deve essere limitato alla popolazione adulta. In ambito pediatrico e adolescenziale, l’uso di acido acetilsalicilico in corso di infezioni virali è controindicato a causa del rischio, seppur raro, di insorgenza della sindrome di Reye, una grave encefalopatia. Pertanto, la scelta del farmaco antipiretico deve essere sempre ponderata in base all’età e al profilo clinico del paziente.
Prevenzione: il vaccino e l'igiene
L’arma più efficace contro l’influenza rimane la vaccinazione. Il vaccino viene aggiornato ogni anno sulla base dei ceppi virali circolanti nell’emisfero opposto ed è fortemente raccomandato per le categorie a rischio e per gli operatori sanitari. Accanto all’immunizzazione, le misure non farmacologiche giocano un ruolo chiave: il lavaggio frequente delle mani, l’uso di mascherine in ambienti affollati e l’etichetta respiratoria sono barriere fisiche indispensabili per interrompere la catena di contagio.
IN SINTESI
L’influenza stagionale è una patologia virale acuta caratterizzata da alta contagiosità e variabilità genetica del patogeno. Si manifesta con sintomi sistemici e respiratori che, sebbene generalmente autolimitanti, possono portare a complicanze severe nei soggetti vulnerabili. La gestione prevede riposo e farmaci sintomatici come l’acido acetilsalicilico, il cui uso è indicato esclusivamente per gli adulti. La prevenzione attraverso la vaccinazione annuale e le corrette norme igieniche resta il fondamento per la tutela della salute pubblica.






















